Dialoghi – Il boom della “pet economy” in Cina
Maggio 2025

Presto nelle aree metropolitane urbane cinesi ci saranno più animali domestici che bambini. Il settore pet in Cina è in forte crescita ed è trainato dalle nuove generazioni. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano.
Di Camilla Fatticcioni
Oka ha più di 300.000 followers sulla piattaforma di video sharing cinese Bilibili: una fanbase conquistata grazie ad uno stile di vita invidiabile anche dagli influencer di prima categoria e a un musetto dolce diventato uno sticker virale su Wechat. Oka non è un influencer ordinario, ma un cane, nello specifico uno Shiba Inu di 4 anni.
Negli ultimi anni i social cinesi hanno visto l’ascesa dei cosiddetti “pet influencers”, amici a quattro zampe che accumulano decine di milioni di followers e che hanno anche la capacità di influenzare tendenze di moda e lifestyle. Sebbene Oka sia una celebrità online, lo Shiba Inu non si avvicina neanche lontanamente ai numeri di alcuni profili di animali più popolari su Douyin, la versione cinese di TikTok. Erdou, il gatto Scottish Fold dal musetto perennemente imbronciato conta più di 40 milioni di followers, mentre il golden retriever Danhuang ha conquistato oltre 20 milioni di persone che seguono le sue avventure quotidiane.
Come le loro controparti umane, questi animali domestici di serie A – o almeno i loro proprietari – beneficiano di questi milioni di fan, fatturando cifre non indifferenti grazie alla promozione e alla vendita online di numerosi prodotti “pet-friendly”, dagli accessori agli snack fino ad arrivare a linee di abbigliamento haute couture per animali.
Il settore pet in Cina è esploso in particolare dopo il Covid raggiungendo un valore di mercato di oltre 300 miliardi di yuan nel 2024, con un tasso di crescita annuale di circa il 7,5%. Il segmento predominante rimane il pet food, che rappresenta il 52,8% della spesa complessiva, seguito da accessori, prodotti igienici e servizi di cura.
I motivi legati a questa crescita repentina? Il boom nel settore pet è trainato principalmente dai consumatori più giovani – Millennials e Gen Z – che, sempre più soli e riluttanti a creare una famiglia tradizionale, investono affetto e risorse in “fur babies” anziché in figli. Secondo una ricerca pubblicata nel 2024 dalla piattaforma di marketing Alimama del Gruppo Alibaba, la frase “crescere animali domestici come bambini” è stata una delle maggiori tendenze di San Valentino in Cina lo scorso anno.
Oltre all’aspetto affettivo, gli animali a quattro zampe ormai sono un segnale di status economico: abiti di marca, accessori di design e perfino gare sportive come le dog trail races, dove proprietari e cani affrontano percorsi ad ostacoli insieme, riflettono una visione dell’animale come estensione del proprio status sociale ed economico.
Visionario in questo ambito è stato ad esempio lo stilista Zang Shuo, che si è dedicato a un nuovo pubblico in rapida espansione: i proprietari di animali domestici nelle metropoli cinesi. Zang Shuo ha colto questa tendenza, trasformando stoffe pregiate, tagli sartoriali e dettagli couture in un guardaroba su misura per cani e gatti.
Anche diversi marchi globali non si sono lasciati sfuggire questa occasione in Cina: Hermès ha debuttato con una ciotola per cani in legno di quercia nel 2021, mentre Tommy Hilfiger ha collaborato con Kanine per la sua prima collezione per cani e gatti nel 2022. Un altro esempio è Fendi, che ha lanciato un set di attrezzatura di lusso per i viaggi con gli amici a quattro zampe. Anche Gucci offre ora prodotti personalizzati per animali domestici.
Negli ultimi anni anche i servizi digitali dedicati agli animali domestici sono aumentati, come le piattaforme che offrono telemedicina veterinaria, garantendo consulenze veterinarie online in particolare nelle metropoli, dove i padroni di cani e gatti hanno spesso difficoltà a recarsi fisicamente nelle cliniche: un settore cresciuto del 22,8% rispetto allo scorso anno e destinato a raggiungere i 26,3 milioni di dollari entro il 2030.
Il boom di questo settore non ha però significato un approfondimento delle normative sul fronte del benessere e della protezione degli animali: in Cina è ancora assente una legge nazionale specifica contro la crudeltà: episodi come il recente giro di vite sulle razze di cani considerate “pericolose” dopo il caso del bambino aggredito da un rottweiler a Chengdu hanno sollevato un acceso dibattito sulla necessità di tutele uniformi nei confronti degli animali, in particolare in un paese in cui si prospetta che entro il 2030 il numero di animali domestici nelle aree urbane supererà quello dei bambini sotto i quattro anni, consolidando il ruolo di cani e gatti come “figli sostitutivi”.